«Il nostro Neuronguard può salvare vite umane come i defibrillatori»
February 20, 2017-
Mary Franzese, co-fondatrice della start up modenese, spiega come funziona il dispositivo salvavita e l’obiettivo di portarlo in ogni ambiente pubblico
Si chiamano danni cerebrali acuti (ABD) e più o meno nel tempo in cui sto digitando questa frase a computer, almeno una persona ne è stata colpita. Infatti, una persona ogni 7 secondi subisce quella che è purtroppo la prima causa di disabilità permanente al mondo.Ictus, arresto cardiaco e trauma cranico sono causa di gravi menomazioni e il fattore tempo, nell’intervento, è cruciale: i danni irreversibili a livello cerebrale iniziano a manifestarsi già dopo pochi minuti d’insufficiente ossigenazione dei tessuti e ogni secondo che passa compromette le funzioni cerebrali del paziente. C’è chi in Italia ha avuto l’idea di sviluppare un dispositivo medico salvavita portatile utilizzando la terapia ipotermica e sta facendo in modo che la sua idea si trasformi quanto prima possibile in una macchina utilizzata e adottata in tutto il mondo. Si chiama Enrico Giuliani è un medico specializzato in anestesia, rianimazione e terapia intensiva e ha messo a punto un particolare collare refrigerante che è alla base di Neuronguard, startup modenese nata nel 2013.
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