Con un collare refrigerante salviamo la vita a milioni di persone
January 15, 2016-
Due trentenni e un’idea che può salvare la vita a milioni di pazienti. Si chiama Neuron Guard, un dispositivo che rivoluziona il trattamento di lesioni cerebrali. L’idea appartiene a Enrico Giuliani, medico anestesista, e Mary Franzese, laureata in economia con un master in Bocconi in Imprenditorialità e strategia aziendale: «Ho conosciuto Enrico a Milano. Mi ha parlato del suo progetto. Mi ha entusiasmata a tal punto che ho deciso di accompagnarlo in questa avventura» racconta Mary a Millionaire.
Da quell’incontro sono trascorsi tre anni. Sembrano pochi, ma sono tanti per Neuron Guard che ha vinto competizioni nel mondo (come l’Intel Global Challenge nel 2014 in California), il premio Gaetano Marzotto (nella categoria “Dall’Idea all’Impresa). Ma soprattutto, è riuscita a ottenere nel mese scorso un finanziamento di 656mila euro (da A11 Venture e investitori privati).
Cos’è Neuron Guard e perché è rivoluzionario?
«È un dispositivo che agisce nel caso di ictus, arresto cardiaco e trauma cranico, trattando in via preventiva quello che si chiama danno cerebrale acuto. Così si riducono i rischi di compromettere la salute del paziente (se non si interviene entro otto minuti dall’incidente si danneggia irreversibilmente una parte del cervello). Neuron Guard è composto da un collare refrigerante da indossare e un’unità di controllo esterna che raccoglie dati durante il trattamento del paziente. E’ rivoluzionario perché, rispetto alle soluzioni oggi sul mercato, il personale medico può intervenire subito in ambulanza, senza attendere il ricovero».Come funziona?
«Il principio alla base è l’ipotermia, cioè l’abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 37° C. Un rapido raffreddamento del cervello riduce significativamente l’estensione del danno».Come avete trasformato l’idea in un’impresa?
«Abbiamo partecipato a un programma di incubazione (Seedlab) con il quale abbiamo vinto un viaggio in Silicon Valley per imparare e conoscere l’ecosistema delle startup in America. Le risorse finanziarie le abbiamo trovate inizialmente con un bando, Startup Innovative della Regione Emilia Romagna: 96mila euro a cui si sommano i nostri investimenti personali (250mila euro). Poi sono arrivati gli investitori: 656mila euro. Siamo stati noi a farli conoscere e a convincerli a finanziare insieme il progetto. Ora cerchiamo 2,5 milioni di euro, il finanziamento totale per raggiungere il mercato in 24 mesi».A che punto siete nello sviluppo del dispositivo?
«Il prototipo è stato studiato con successo sugli animali. Collaboreremo con istituti di prestigio, come l’Università di Cambridge, e l’Humanitas Research Hospital di Rozzano, per lanciare il primo studio pilota».Come guadagnerete?
«L’idea è di posizionarlo su tutte le ambulanze e le strutture ospedaliere più avanzate. Il sogno è di avere un kit Neuron Guard nei luoghi pubblici, proprio come succede con il defribillatore automatico esterno. Il costo sarà intorno ai 2mila euro».Cosa hai imparato dalla tua esperienza di startupper?
«Che non esiste limite alla capacità di apprendere nuove cose. La mia vita sembrava già segnata. Dopo gli studi avrei lavorato in uno studio di consulenza. Invece la vita da startupper mi sta dando la possibilità di occuparmi di tanti aspetti diversi del business. E soprattutto a essere resiliente di fronte alle difficoltà che sono tante (vincoli burocratici, ritardi nei finanziamenti…). Bisogna lottare, in fondo se “ho voluto la bicicletta”, non mi resta che pedalare e guardare avanti».
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