Neuron Guard, la startup salvavita che con un collare tiene lontano l’ictus
January 15, 2016-
“Puntiamo a rivoluzionare il trattamento delle lesioni cerebrali e migliorare la vita di milioni di pazienti, con una riduzione dei costi sanitari”
Un collare basato su un sistema termo-elettrico, che consente di raffreddare il collo e, di conseguenza, il sangue che scorre nelle arterie (carotide e vertebrali), riducendo, così, la temperatura del cervello per circa 24/48 ore, in tempi compatibili con quelli del soccorso extra-ospedaliero.
A realizzarlo, dopo l’ictus che ha colpito sua zia, è stato Enrico Giuliani, 33 anni, medico, specializzato in anestesia e rianimazione che, con Mary Franzese, 29 anni, laureata in Economia, napoletana, ha fondato la Neuron Guard Srl, a Modena, dove ha sede il secondo distretto biomedicale più importante al mondo.
“La nostra soluzione, brevettata quest’anno in Italia – spiegano i due – nasce per il trattamento del danno cerebrale acuto, cioè ictus, arresto cardiaco e trauma cranico grave, in emergenza. Quindi già sul luogo dell’evento. E’ costituita da un collare refrigerante e un’unità di controllo esterna. Il dispositivo è collegato ad una centralina, che regola la velocità di raffreddamento e di successivo riscaldamento, in base ai target di temperatura, fissati dall’operatore sanitario. E’ in grado di registrare tutti i dati che serviranno al personale sanitario e ai ricercatori per migliorare la qualità delle cure”.
Il collare si troverà nelle ambulanze, in tutti i servizi di emergenza, nei pronto soccorso e nelle sale operatorie. “I nostri primi utilizzatori – aggiunge Enrico – saranno soprattutto medici, paramedici, infermieri che, giunti sul luogo di un incidente, posizioneranno il dispositivo al collo del paziente e attiveranno l’unità di controllo ad esso collegata. In un secondo momento, ad utilizzare il collare potranno essere anche i vigili del fuoco e i militari”.
Enrico ha fondato la Neuron Guard a maggio del 2013 per partecipare a un programma di accelerazione, destinato a startup.
“Fondare una startup non è difficile – dice – la cosa tosta è gestirla, trovare le persone giuste, confrontarsi con adeguati interlocutori e trovare finanziamenti. In Italia, poi, fare innovazione, non è una passeggiata: servono tanta grinta e altrettanta voglia di affrontare alcune lentezze che caratterizzano il nostro sistema. Dopo alcuni mesi dall’avvio della nostra società abbiamo per fortuna cominciato a lavorare con TecnoElettra S.r.l, azienda di Vignola, specializzata in sistemi elettronici avanzati e nel settore aerospaziale. Dalla collaborazione sono nati i prototipi del collare. E’ stato il fondatore, Leo Cantergiani, a proporci il suo aiuto. Senza di lui e del suo team non ce l’avremmo mai fatta. Prezioso è stato anche il sostegno di alcuni enti ed istituzioni, quali: la Fondazione Democenter, la Regione Emilia Romagna e la banca UniCredit per il Bando Startup Innovative Regione Emilia Romagna 2013. Abbiamo beneficiato di un finanziamento a fondo perduto del 60 per cento. L’importo a rendicontazione della Regione è stato anticipato dall’istituto bancario. E poi ci hanno sostenuto le nostre famiglie. E’ stato grazie a loro che siamo riusciti a finanziare la nostra società per un ammontare complessivo di 250 mila euro”.
Fino ad oggi, la Neuron Guard ha raccolto un milione di euro. Di recente si sono aggiunti investitori, quasi tutti italiani, alcuni privati e uno istituzionale. “Mi riferisco – specifica Mary – ad A11 Venture, che investe nel capitale di startup innovative in fase di Seed e facilita la nascita e lo sviluppo di business innovativi globali per il futuro dell’economia locale”.
L’azienda modenese ha vari concorrenti, che realizzano sistemi per ipotermia invasivi e non invasivi. “Tra i sistemi invasivi – chiarisce Mary – c’è un catetere intravascolare, che viene inserito tramite il femore in vena cava con un raffreddamento rapido di tutto l’organismo. Questa tecnica comporta molti rischi per il paziente, richiede un’elevata assistenza sanitaria e non è portatile. I sistemi non invasivi o di superficie comprendono coperte e vesti raffreddanti, che abbassano la temperatura di tutto il corpo del paziente dall’esterno e non sono portatili. Fra i sistemi non invasivi, portatili, ci sono, invece: l’applicazione di ghiaccio in punti precisi del corpo e l’uso di collari raffreddanti a base chimica. Gli svantaggi sono tanti: la temperatura non è costante, si rischia di causare danni cerebrali e la durata del trattamento è breve. Il ghiaccio, poi, è difficilmente trasportabile”.
La Neuron Guard è in contatto con Humanitas Research Hospital (Rozzano, MI) e l’Università di Cambridge (Regno Unito) e ha collezionato vari premi. L’ultimo di quindici mila dollari.
“Siamo riusciti – spiega ancora Enrico – ad essere contattati direttamente dall’Università di Cambridge. E questo è stato uno dei tanti bei risultati raggiunti”.
Prossimi obiettivi? “Ottenere il brevetto in tredici Paesi – fanno sapere – leggere il nostro secondo articolo con i risultati della sperimentazione pre-clinica su una delle principali riviste scientifiche, produrre i primi dispositivi da utilizzare nel test pilota. Per fare questo assumeremo personale con esperienza nel settore dei dispositivi medici”.
Vi sentite tipi tosti? “Certo – conclude Mary – perché abbiamo fondato Neuron Guard, che è tosta di per sé, abbiamo convinto le nostre famiglie, tante giurie, e, di recente, i nostri nuovi soci a riconoscere l’importanza del collare e a investire nel nostro progetto. Siamo tosti perché non abbiamo timore di affrontare una delle sfide più importanti della medicina d’emergenza, perché il dispositivo medico Neuron Guard è salvavita e punta a rivoluzionare il trattamento delle lesioni cerebrali e migliorare la vita di milioni di pazienti, con una riduzione dei costi sanitari. Per finire siamo tosti perché siamo partiti dopo il terremoto. Enrico racconta spesso quanto sia stato difficile ricominciare, dare forza e aiuto alle persone che avevano subito un lutto o perso le proprie case”.
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